venerdì 30 settembre 2011

Vedo rosso

Ho appena finito di scrivere al Gabibbo. Ed a Report, a La Nazione, a La Repubblica al Reporter ed altri ancora, una sfilza di mail che non finiva più, perché mica voglio lasciar fuori nessuno, così nessuno potrà dire che non sapeva, come invece stanno cercando di dire i politicanti che ci circondano. Non mi ha dato di volta il cervello, perlomeno non ancora, ma parecchio incazzata lo sono, quello sì. Oibò, ho scritto incazzata. Si può scrivere incazzata? Beh, se non si può scrivere lo scrivo lo stesso perché non c’è un’altra parola che descriva meglio il fatto che sono furibonda più di un toro nell’arena e speriamo che stavolta sia il torero a farne le spese. Succede che improvvisamente coloro che dovrebbero difendere il diritto alla salute, aiutare le persone che soffrono, gli anziani, gli invalidi, i più deboli, si trasformano in squallidi contabili che pensano solo a ripianare i bilanci, andando dritti per la loro strada e calpestando la dignità di chi ha davvero bisogno. Mi chiedo se loro ce l’abbiano una dignità. Se la mattina quando si guardano allo specchio ci pensano mai che un giorno diventeranno vecchi, che quelle gambe forti che adesso fanno jogging e giocano a tennis un brutto giorno forse cederanno e si ritroveranno coperte da un plaid su una sedia a rotelle, che quelle mani che adesso firmano ordinanze e approvano budgets un domani non saranno più in grado neppure di tenere un rosario o che quelle menti avide e affilate forse non si ricorderanno più neanche il proprio nome. Che forse un giorno la vita diventerà molto triste, che i loro figli dovranno prendere delle decisioni molto difficili e dolorose ed avranno bisogno di essere aiutati. E che sarebbe bello trovassero intorno a loro delle istituzioni in grado di farlo. Sì, la mattina quando si guardano allo specchio, dovrebbero davvero pensarci.

domenica 25 settembre 2011

L'amore gratis

Caldo lo è stato, anche parecchio, che in più di un momento sono sbottata e basta con ‘sto caldo che non lo reggo più. Lo so, sono un po’ nordica io, probabilmente la cicogna quel lontano giorno del sessantacinque deve aver sbagliato rotta, distratta dalla forma bizzarra di una nuvola o dalle chiacchiere di un airone di passaggio, e mi ha depositata qui, sulle rive dell’Arno, per errore, mentre forse ero destinata alle rive della Senna o del Reno. Fatto sta che il caldo lo sopporto proprio poco, e con l’invecchiare sempre meno. Quando poi come quest’anno si arriva a sforare l’equinozio di autunno con i trenta ancora belli tondi e l’afa appiccicosa di questa città d’arte e di zanzare, ecco, io proprio non lo tollero più. Ho voglia di rannicchiarmi sotto un pile, di una bella tazza di tè bollente, di indossare il lungo cardigan grigio pieno di bottoncini acquistato già da un paio di settimane e che ancora giace intonso con il cartellino. Gli infradito e le canotte non li posso proprio più vedere. E in questo ultimo fine settimana di settembre, insieme al caldo, tutta una serie di impegni enologici che hanno coinvolto non solo il galletto sommelier ma anche la sottoscritta, non ultimo quello ancora in pieno svolgimento negli storici palazzi fiorentini. Caldo e vino non vanno molto d’accordo in realtà, e mi immagino già i turisti rossi e accaldati con i bicchieri attaccati al collo, caracollare disfatti da un punto di degustazione all’altro, ma per fortuna ieri sera al calare delle tenebre in piena campagna ci voleva quasi il golfino e mentre roteavo nel bicchiere un favoloso Muscat de Beaumes de Venise che si accompagnava divinamente alla schiacciata con l’uva che stavo mangiando, ho chiuso gli occhi ed ho pensato ad un altro evento che stava avendo luogo in quello stesso momento a diverse centinaia di chilometri di distanza ed al quale stavo partecipando già da diversi giorni con i semplici battiti del mio cuore. Ho pensato che fosse sicuramente bellissimo, come bellissimo era ciò mi circondava, il chiostro antico, i vassoi, i calici che tintinnavano ovunque, e lo stesso spirito che anima chi vuol fare del bene a chi ha bisogno senza chiedere nulla in cambio, come le mie amiche del cuore fanno sferruzzando microscarpine per bimbi piccini picciò e come i vini che venivano versati in quel momento sarebbero serviti ad insegnare a leggere e scrivere ad altri bambini che vivono in una terra sfortunata. Donare amore gratis, che cosa fantastica. Anche col caldo.

mercoledì 14 settembre 2011

Allordunque

Serena è decisamente un parolone. Diciamo che improvvisamente mi sento più calma, liscia, come se qualcuno mi avesse stirato tutte le pieghe e le grinze, dato una spruzzata di appretto e ripiegata con cura. Oh, niente paura, non sto parlando delle rughe, quelle ci sono ancora tutte, non potrei mai sbarazzarmene. Non sono il tipo che condivide la propria vita con qualcuno per quarantasei anni, addormentandosi insieme la sera e svegliandosi accarezzandosi il volto al mattino e poi gli da il benservito così, dall’oggi al domani. Quelle che mi sembrano scomparse sono le stropicciature interne, quelle che partono dal cuore per arrivare alla gola e che a volte son così aggrovigliate che mi è difficile perfino respirare. Senz’altro è solo un’illusione, sicuramente domattina le ritroverò tutte lì, implacabili e sarcastiche, marameo, ci sei cascata!, ma per adesso annuso questo momento di quiete interiore e quasi non ci credo. Forse basta davvero poco. Forse basta solo volerlo, ed oggi, sì, lo voglio davvero. La scuola è iniziata, è incredibile come improvvisamente al posto di una pulcina ci si ritrova una gallinella junior che si guarda allo specchio prima di uscire, si sorride, agguanta zaino e cellulare e ciao mamma, io vado. Ma se era solo ieri che le giornate erano scandite dall’accompagnare e dal riprendere, dai grembiulini blu da lavare anche troppo spesso e dai lavoretti appiccicosi fatti al doposcuola. Mi sono voltata un attimo, giuro, un attimo soltanto, e mi ritrovo a scrivere seconda media sul libretto delle giustificazioni. Allordunque, è così che deve andare, ed oggi è come se riuscissi improvvisamente a leggerlo nel cielo, scritto col fumo bianco di un aeroplanino ed al posto di quello sciocco filo d’ansia, oggi mi sento solo liscia e stesa come la tovaglia della domenica. Spero solo nella clemenza dei commensali.

lunedì 5 settembre 2011

Che ficata la ficata

Ogni tanto decido di farmi un regalo, un regalo speciale. Scavalcare lo schermo e andare a dare un'occhiata a chi c'è davvero al di là. Guardare veramente negli occhi qualcuno, riconoscersi prima ancora di dire chi siamo ed abbracciarsi strette, aggiungendo anche un paio di lacrimucce che per quanto mi riguarda in questi casi di gioia profonda non mancano mai. Per la verità questa cosa del passare al di là dello schermo non mi capita spesso, vuoi per timidezza, vuoi per la mia innata riservatezza, ma in certi casi arriva il momento in cui devo farlo davvero. Perché ho incontrato una persona speciale che non deve restare solo un soprannome. E' per questo che è nata la mia partecipazione alla Ficata che si è svolta a casa di questa persona straordinaria pochi giorni fa, per poterla abbracciare e dirle davvero, eccomi, sono io, la tua sister! E così è stato, anzi meglio, perché non ci sono mai le parole per descrivere tutte queste sensazioni che improvvisamente strabordano dal cuore e son talmente tante che non ce la fai neppure a tenerne il conto. Che donna speciale la mia sister Verdesalvia, simpaticissima, piena di energia e di voglia di fare, solare e positiva, organizzatrice di una giornata fantastica nel suo bellissimo nido sulle colline intorno a Firenze, piene di olivi, vigneti ed ovviamente di fichi da depredare a piacimento. E' stato bello vedere come via via che le bloggers arrivavano, chi da sola, chi con i figli e chi con i mariti, tutte rigorosamente a piene mani tra bagagli, vettovaglie e cadeaux di ogni genere, il clima diventava sempre più festoso e disinvolto, i bambini facevano subito amicizia mettendosi a giocare, i mariti dopo essersi studiati un po' iniziavano a chiacchierare e le bloggers a conoscersi meglio. Le creative dissertavano di ricamo, cucito, maglia e lavoretti di ogni genere mentre le non creative come la sottoscritta ascoltavano rapite guardando i capolavori ad occhi sgranati non capacitandosi di tanta bravura. Ho finalmente conosciuto ed abbracciato la mitica Emme, innamorandomi delle sue creazioni e soprattutto della sua dolcissima anima, ho ricevuto uno splendido scaldacollo fatto dalle bravissime mani di Annalisa, ho visto un delizioso coniglio, un incredibile cappello da cuoca, un cuore imbottito che ha fatto mancare un battito al mio, ciondoli e collane favolose e le splendide posate segnavaso della Cad che viste di persona sono ancora più belle che in fotografia. Abbiamo riso di tette e di pipi(strelli), parlato di dolori da fare uscire dal cuore, banchettato ad un buffet di dolci e salati da fare invidia a qualsiasi catering, prima fra tutti l’eccezionale pappa col pomodoro della padrona di casa, visitato la sua affascinante bottega piena di tesori dove mi sono innamorata di una finestra che regala il panorama più bello di qualsiasi quadro, ma soprattutto ho sentito tanto affetto e tanta, tantissima voglia di fare e di dare. E' stato bellissimo e per questo ti ringrazio tanto sorellina. Ma soprattutto, ti ringrazio di esserci.

LinkWithin

Blog Widget by LinkWithin